Stabilità primaria dell’impianto

Un update sul ruolo della densità ossea

Un’adeguata valutazione preoperatoria dell’osso disponibile è importante per indirizzare alla selezione della tecnica chirurgica e della tipologia di impianto, in particolare nelle procedure di carico immediato. Tuttavia, i risultati di studi piuttosto recenti che hanno valutato la relazione tra densità ossea e stabilità primaria e secondaria non sono sempre coerenti. Per esempio, mentre alcuni studi indicano che solo la stabilità primaria correla significativamente con la densità ossea, altri dimostrano una correlazione significativa tra densità ossea e stabilità sia primaria che secondaria. Altri studi ancora, invece, non sono riusciti a dimostrare un effettivo collegamento fra stabilità dell’impianto e densità ossea. Questa mancanza di coesione fra i dati scaturirebbe verosimilmente dai diversi metodi di valutazione impiegati per determinare ed analizzare la qualità ossea e la stabilità. La misurazione oggettiva della stabilità dell’impianto, quindi, costituirebbe uno strumento prezioso per ottenere risultati standardizzabili soprattutto nel setting clinico. 

Metodi per la valutazione della stabilità dell’impianto: spazio a nuovi parametri?

Purtroppo, alcune delle metodiche ad oggi disponibili (radiografia, Periotest®, reverse torque, analisi istologica) possono risultare poco sensibili, troppo influenzabili dalla manualità dell’operatore o invasive. Le due metodiche più usate per la valutazione della stabilità sono il quoziente di stabilità dell’impianto (ISQ), misurato attraverso l’analisi della frequenza di risonanza (RFA), e il torque di inserimento (IT). La RFA è una misurazione quantitativa non invasiva e permette una valutazione in relazione alla solidità dell’attacco impianto-tessuto osseo. L’IT, invece, rappresenta il massimo torque necessario per ancorare l’impianto, in termini di attrito sviluppato tra osso e impianto. Entrambi i metodi sono utilizzabili dopo l’inserimento dell’impianto.

Ultimamente, però, diversi gruppi di ricerca si stanno concentrando sullo studio di nuovi parametri che possano essere maggiormente “predittivi”. Tra questi parametri vi è l’integrale della curva torque-profondità, che misura la quantità di energia necessaria per raggiungere il posizionamento dell’impianto. In un recente studio in vitro, un gruppo di ricercatori italiani ha confrontato l’integrale della curva torque-profondità con l’IT, l’ISQ e il reverse torque. Gli Autori hanno collocato gli impianti in blocchi di poliuretano espanso a diverse densità, capaci di simulare le proprietà meccaniche del tessuto osseo dal D1 al D4, misurandone la stabilità primaria attraverso i vari parametri sopra elencati. I risultati hanno dimostrato non solo che l’integrale della curva era una misura attendibile di stabilità primaria, in quanto correlava significativamente con gli altri parametri ben noti, ma che era anche più sensibile e variava linearmente rispetto alle differenze di densità del tessuto osseo. Questi risultati indicano questo metodo come un nuovo potenziale parametro per misurare la stabilità primaria in grado di indirizzare la successiva strategia di carico.

Design dell’impianto: come influenza la stabilità primaria in relazione alla densità ossea

La scelta di uno specifico design dell’impianto o della sua filettatura è volta al miglioramento della stabilità primaria, specialmente nel caso di scarsa qualità ossea (classe D4) o nelle chirurgie post-estrattive

In generale, gli impianti con diametro maggiore sembrano mostrare una migliore stabilità primaria a causa di un valore di BIC (bone-to-implant contact – superficie di contatto osso-impianto) superiore, così come gli impianti dal design affusolato a causa del maggior diametro nella regione crestale. In particolare, per quanto riguarda le caratteristiche delle spire in relazione alla densità ossea, gli impianti con spira a doppia elica consentirebbero un’elevata stabilità primaria anche in ossa più dense (D1) grazie alla capacità di ingaggio dell’osso con maggiore precisione; mentre impianti con spira a doppia elica profonda e quindi molto taglienti, permetterebbero un facile ingaggio nell’osso meno denso (D4), generando una minore forza di compressione e una maggiore forza tagliente. Alcuni Autori si sono concentrati anche sulla forma della fresa utilizzata durante l’operazione che potrebbe influenzare la dimensione del sito osteotomico.

La densità ossea e le geometrie implantari sono, dunque, i principali fattori coinvolti nel grado di stabilità primaria dell’impianto. Infine, va ricordato che stabilità primaria e secondaria, che viene misurata a distanza dall’intervento ed è indice di osteointegrazione, possono essere collegate. Infatti, sembrerebbe che gli impianti con stabilità primaria inferiore ad un limite critico non possano raggiungere poi una certa stabilità secondaria alla quale concorre un altro importante elemento: la superficie dell’impianto, di cui parleremo in un altro articolo. 

Bibliografia

  • Di Stefano et al. The insertion torque-depth curve integral as a measure of implant primary stability: An in vitro study on polyurethane foam blocks. J Prosthet Dent 2018;120(5):706-14.
  • Falco A et al. Correlation Between Implant Geometry, Implant Surface, Insertion Torque, and Primary Stability: In Vitro Biomechanical Analysis.  Int J Oral Maxillofac Implants. 2018;33(4):824-830.
  • Sargolzaie N et al. The evaluation of implant stability measured by resonance frequency analysis in different bone types. J Korean Assoc Oral Maxillofac Surg. 2019; 45(1): 29–33.